“Vita e avventure di Henry Bech, scrittore” (John Updike)
“Per quanto Henry Bech, l’autore, negli anni della maturità avesse pressoché smesso di scrivere, i suoi libri continuavano, quasi ironicamente, a esistere, a proiettare ombre tremolanti verso il cuore della sua vita, là dove stava acquattata quella cosa detta reputazione. L’aver un tempo immaginato e composto romanzi lo condavvana, apparentemente, all’indefettibile persecuzione dell’irrealtà. Il telefono squillava nel mezzo della notte ed era un ragazzetto zuppo di birra che voleva discutere dell’atteggiamento ambiguo nei confronti dell’ebraismo espresso (secondo il suo professore) in ‘Fratello porco’. <<E dai, accettala la tua identità>>, gli consigliò. Bech riattaccò, cerco di calcolare l’ora in base alla sfumatura di giallo del cielo di Manhattan, e quando il giallo sfumò nel grigio perla dell’alba cedette all’abbraccio petulante del sonno interrotto. Il mattino seguente, nello specchio del bagno, si vide notevolmente rimpicciolito.”
(John Updike, “Vita e avventure di Henry Bech, scrittore”, ed. SUR)
Venti racconti originariamente pubblicati in diversi libri di Updike, che danno vita a una sorta di involontario romanzo avente come protagonista Henry Bech, scrittore immaginario che, a detta dell’autore, è anche una sorta di cocktail tra altri autori quali Salinger, Mailer, Bellow e P. Roth.
A parte questi riferimenti più o meno reali, i racconti sono fruibili anche singolarmente, ma leggendoli di seguito ci si affeziona a Bech, alla sua vivacità intellettiva, ma anche alle sue piccole miserie nei rapporti con gli altri, seguendolo lungo le sue disavventure nel mondo.