“La ballata dell’astinenza preventiva”
La migliore profilassi era l’astinenza, specie se preventiva, come quella da me sperimentata in quegli anni che, ad onta di quanto potranno fantasticare eventuali futuri biografi circa le mie presunte avventure galanti, erano caratterizzati, per l’appunto, da uno stato di castità non derivante da scelte ideologiche o volontarie, quanto meno non da mie scelte, bensì da circostanze che, in altra sede, potrei indagare più a fondo.
La soddisfazione che avrei potuto ricavare dall’essere l’ideatore, la cavia e adesso il divulgatore di quella profilassi infallibile, non mi consolava, all’epoca, dal constatare come il mondo a me circostante, specie nelle fattezze di singoli individui di sesso femminile, sembrava talvolta complottare affinché potessi assurgere in maniera esemplare a quel ruolo di promotore dell’astinenza sessuale. Una dimostrazione palese della presunta trama mondiale ordita ai miei danni credetti di leggerla proprio nell’estate in cui, vincendo talune mie remore caratteriali e lanciandomi all’assalto, mi ero convinto che fosse solo colpa mia se la maschera dell’astinenza si era incollata sul mio volto.
Quell’estate, una sera di luglio, a Roma, sembrò che le circostanze volessero spingermi a recuperare, d’impeto, tutti gli arretrati. Mi trovavo a Villa Ada per un concerto, assieme a un amico. Lì incontrammo due ragazze che conoscevamo. La svolta, tuttavia, non consisteva in quest’incontro, che non pareva promettere, sotto il profilo ormonale, nulla di nuovo nemmeno in chiave futuribile, come il seguito dimostrò, quanto nel tragitto intercorrente tra il prato antistante al palco e i bagni. Lì stazionavano dei ragazzi, volontari della Lila, i quali, nell’ambito di una lodevole campagna di sensibilizzazione all’uso del profilattico, distribuivano esemplari di quest’accessorio così funzionale per chi, a differenza mia, non praticava astinenza preventiva. Spinto da urgenti necessità della vescica, Continua a leggere…