“Appunti sui polsini” (Michail Bulgakov)
“L’avevo lasciato nel mese di giugno. Allora era venuto da me, aveva rollato una sigaretta di tabacco forte, e cupamente aveva detto.
«Beh, ho finito l’università.»
«Complimenti, dottore» dissi io, partecipe.
Le prospettive del medico appena sfornato si delineavano nel modo seguente: nella sezione sanità mi hanno detto: “Siete libero”, nel convitto degli studenti di medicina mi hanno detto: “Avete finito, quindi sloggiate”, nelle cliniche, ospedali e simili istituti mi hanno detto: “Riduciamo gli organici”.
Ne è venuta fuori, in genere, l’oscurità più completa. Quindi sparì e affondò nell’abisso moscovita.
«Vuol dire che è morto» constatai io tranquillamente, distratto dalle mie faccende personali (cioè la cosiddetta “lotta per l’esistenza”).
Lotta fino al mese di novembre e mi preparai a lottare ulteriormente, quando lui ricomparve all’improvviso.
Indossava degli stracci lisi, bucati (l’ex cappotto degli studenti), ma sotto quell’indigenza stonavano delle scarpette nuove.
Solo da com’erano levigate riuscii a stabilire senza errore: le aveva comperate alla Suchareva per 75 milioni.
Tirò fuori la borsetta delle siringhe e mi offrì una sigaretta di tabacco raffinato.
Colpito dallo stupore, attendevo spiegazioni. Che seguirono immediatamente: «Lavoro come scaricatore in una cooperativa. Sai, è una simpatica cooperativa: sei studenti del quinto corso e io…»
«Che cosa trasportare?»
«Mobili, nelle botteghe. Da noi ci sono anche dei commessi fissi.»
«Quanto guadagni?»
«La settimana scorsa ho preso 275 limoncini*.»
Ho fatto immediatamente la moltiplicazione: 275 x 4 = 1 miliardo e cento! Al mese.
«E la medicina?»
«C’è anche la medicina. Scarichiamo due o tre volte la settimana. Nel resto del tempo sono in clinica, mi occupo di raggi X.»”
*limone o limoncino: biglietto da mille rubli.
(Michail Bulgakov; “Appunti sui polsini”, ed. Nobel)