
“Guai a lei se legge con più penetrazione del solito, si rovina il gusto per tutto ciò che legge. Qualsiasi cosa lei legga, questo qualcosa alla fine diventa ridicolo, alla fine non ha più alcun valore. Si guardi bene dall’affrontare con troppa penetrazione un’opera d’arte, diceva, si guasterà tutto, anche le cose più amate. Non guardi troppo a lungo un quadro, non legga un libro con troppa penetrazione, non ascolti un brano musicale con il massimo impegno, perché si rovinerebbe tutto e quindi anche ciò che di più bello e di più utile esiste al mondo. Legga quello che le piace, ma non penetri l’opera fino in fondo, ascolti quello che le piace, ma non lo ascolti fino in fondo, osservi quello che le piace, ma non lo osservi fino in fondo. Io, avendo sempre ascoltato tutto fino in fondo, avendo sempre ascoltato tutto fino in fondo o, quanto meno, avendo sempre cercato di ascoltare, di leggere, di osservare tutto fino in fondo, alla fine mi sono storpiato irrimediabilmente tutta l’arte figurativa e tutta la musica e tutta la letteratura, diceva ieri. Così, con questo sistema, mi sono alla fine storpiato irrimediabilmente il mondo intero, mi sono semplicemente storpiato tutto. Per anni mi sono semplicemente storpiato tutto e, cosa di cui mi pento dal più profondo del cuore, ho anche irrimediabilmente storpiato tutto a mia moglie. Per anni, diceva, la mia esistenza è stata possibile soltanto all’interno e in virtù di questo meccanismo di storpiatura. Ma ora so che devo evitare di leggere fino in fondo, di ascoltare fino in fondo, di osservare e stare a guardare fino in fondo, se voglio continuare a vivere.”
(Thomas Bernhard, “Antichi Maestri”, ed. Adelphi)
In “Antichi Maestri” l’adorabile misantropia espressa spesso da Bernhard nei suoi libri raggiunge vette elevate e nelle quali anche un suo accanito lettore (come me) può avvertire qualche leggero senso di fastidio, perché quasi tutto è travolto dall’irriverente, pungente prosa dell’autore. Il protagonista del romanzo è Reger, un uomo di oltre ottant’anni, che scrive per un giornale inglese articoli sull’arte, e che da oltre trent’anni siede, a giorni alterni, su una panchina all’interno del Kunsthistoriches Museum di Vienna, precisamente nella Sala del Bordone, davanti all’Uomo dalla barba bianca di Tintoretto.
Reger racconta ad Atzbacher, il “nostro” narratore, perché osservando in maniera ossessiva un capolavoro di chiunque, oppure leggendo in profondità un’opera, fosse anche di Goethe o Shakespeare, si giunga infine a coglierne la ridicolaggine, Continua a leggere…
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