“Tenera è la notte” (Francis Scott Fitzgerald)
“Si trovava in un equilibrio così instabile tra l’antica situazione che le aveva sempre garantito la sicurezza e l’imminenza di un salto da cui poteva uscire cambiata nella composizione stessa del sangue e dei muscoli, che non osava portare la cosa alla superficie della coscienza. Le figure di Dick e di se stessa, mutevoli, indefinite, parevano fantasmi colti in una danza fantastica. Da mesi interi ogni parola aveva avuto un substrato di altri significati, da risolvere in un senso deciso da Dick. Per quanto questo stato mentale fosse forse più salutare – i lunghi anni di semplice vita vegetativa avevano avuto un effetto vivificante sulle parti del carattere di Nicole uccise dalla precoce malattia, che Dick non aveva raggiunto; non per colpa sua ma semplicemente perché nessuna persona può insinuarsi totalmente dentro a un’altra – era tuttavia inquietante”.
(Francis Scott Fitzgerald, “Tenera è la notte”)
Dopo aver superato un mio vecchio e stupido pregiudizio su Francis Scott Fitzgerald, dovuto in massima parte all’alone leggendario delle sue vicende biografiche, eccomi alle prese con “Tenera è la notte”, che mi ha convinto, così come aveva fatto, in precedenza, “Il grande Gatsby”. Il pregiudizio, che poi si risolveva unicamente nella mia scarsa attrattiva verso storie riguardanti super-ricchi, è stato spazzato via dalla lettura di questo romanzo, scritto nel 1934, quindi soli sei anni prima che lo scrittore morisse, a soli quarantaquattro anni, e ambientato in Europa. Il romanzo è la storia di una disfatta, Continua a leggere…