“Gli ultimi giorni dell’umanità” (Karl Kraus)
Elias Canetti, ammiratore ma non adulatore di Karl Kraus, scrisse: “Ben difficilmente qualcuno potrebbe azzardarsi a scrivere una introduzione agli Ultimi giorni dell’umanità. Sarebbe non solo arrogante, ma superflua. Quell’introduzione la porta dentro sé chiunque sia nato in questo secolo e dunque sia stato condannato a viverci… La guerra mondiale è entrata completamente negli Ultimi giorni dell’umanità, senza consolazioni e senza riguardi, senza abbellimenti, edulcoramenti, e soprattutto, questo è il punto più importante, senza assuefazione”. Dopo aver letto tali parole da un grande come Canetti, mi riesce ancora più difficile scrivere sulla tragedia irrappresentabile di Kraus, un testo in stile teatrale di oltre settecento pagine, iniziato nel 1915, quindi un anno dopo lo scoppio della Prima guerra mondiale, finito solo nel 1922 e che rappresenta un’efficace invettiva contro l’assurdità del conflitto bellico, un’accusa feroce all’imbecillità di un’epoca tragica, ma più in generale all’umanità incapace di non ripetere errori ed orrori, nonché anche l’autoaccusa di uno che non è impazzito all’idea di aver superato, a mente “sana”, le pazzie nelle quali è vissuto.
Kraus, che nella sua attività di scrittore satirico non risparmiava nessuno, Continua a leggere…