“Questo è il re” (da “Ricerche filosofiche” di Wittgenstein)
(Wittgenstein mi perdoni, ma propongo, a chi voglia, un “gioco linguistico” casareccio. Si provi a sostituire alla parola “re” la parola “cuore”, o simili, e alla parola “scacchi” la parola “amore” o “disamore”, a seconda del proprio momento. Se ne deducano i risultati eventuali. Poi, per carità, si torni a una lettura più confacente allo spirito originario dell’autore)
Mostrando a qualcuno il pezzo che rappresenta il re nel giuoco degli scacchi e dicendogli: << Questo è il re >>, non gli si spiega l’uso di questo pezzo – a meno che l’altro non conosca già le regole degli scacchi tranne quest’ultima determinazione. Si può immaginare che abbia imparato le regole del giuoco senza che gli venisse mai mostrato un vero pezzo per giocare. In questo caso la forma del pezzo corrisponde al suono o alla configurazione di una parola.
Ma si può anche immaginare che qualcuno abbia imparato il giuoco senza mai apprendere regole, o senza formularle. Per esempio, può darsi che dapprima abbia imparato, osservandoli, giuochi da scacchiera estremamente semplici e sia poi progredito a giuochi sempre più complicati. Anche a costui si potrebbe dare la definizione: << Questo è il re >> – per esempio mostrandogli alcuni pezzi da scacchi di forma a lui inconsueta. Anche questa definizione gli insegna l’uso della figura solo in quanto, potremmo dire, il posto in cui essa andava inserita era già preparato. Oppure anche: Diremo che questa definizione gli insegna l’uso, soltanto nel caso in cui il posto è già preparato. E in questo caso lo è, non perché quello a cui si dà la definizione sappia già le regole del giuoco, ma perché, in un altro senso, è già padrone di un giuoco. Continua a leggere…