“Teatro” (Samuel Beckett)
VLADIMIRO Non capisco una parola.
ESTRAGONE (mastica, poi deglutisce) Ti domando se siamo legati.
VLADIMIRO Legati?
ESTRAGONE Legati.
VLADIMIRO Legati come?
ESTRAGONE Mani e piedi.
VLADIMIRO Ma a chi? Da chi?
ESTRAGONE Al tuo grand’uomo.
VLADIMIRO A Godot? Legati a Godot? Che idea! Neanche a parlarne. (Pausa). Per il momento.
ESTRAGONE Si chiama Godot?
VLADIMIRO Credo.
ESTRAGONE Ma vedi… (Solleva il resto della carota dalla parte grossa e se la rigira davanti agli occhi) Che strano, più si avanti più fa schifo.
VLADIMIRO Per me, è il contrario.
ESTRAGONE Cioè?
VLADIMIRO Io mi abituo allo schifo man mano che vado avanti.
ESTRAGONE (dopo aver riflettuto a lungo) E sarebbe questo il contrario?
VLADIMIRO È questione di temperamento.
ESTRAGONE Di carattere.
VLADIMIRO Non possiamo farci niente.
ESTRAGONE Hai voglia di agitarti.
VLADIMIRO Restiamo quelli che siamo.
ESTRAGONE Hai voglia di dimenarti.
VLADIMIRO Il fondo non cambia.
ESTRAGONE Niente da fare. (Porge il resto della carota a Vladimiro) Vuoi finirla tu?
(Samuel Beckett, “Aspettando Godot”, in “Teatro”, ed. Einaudi) Continua a leggere…