Tra sottosuolo e sole

(Non) si diventa ciò che (non) si è.

L’autore, che tale non è, offre uno spunto e si mette a dormire

Io non ho né la voglia né i mezzi, ma a chi nutrisse ambizioni da scrittore o da regista, offro questa storia molto semplice, ambientata in un bar o un pub, di provincia ovviamente.
Una decina di tavoli con relative sedie, la gran parte vuoti. Quattro umani siedono ciascuno a un tavolo. Una persona fa un solitario a carte, l’altra fuma una sigaretta, la terza legge un libro, la quarta beve vino (ma qui l’autore potrà sbizzarrirsi a combinare talune di queste attività). Ciascuno dei quattro avventori è un mondo a sé stante. Ogni tanto l’uno guarda l’altro, ma per tutta la durata del racconto (o film) essi non si parlano, bloccati dalla paura di scoprirsi e scoprire. A circa dieci metri di distanza, diversi ragazzi, dall’età variabile tra i tre e i dodici anni circa, giocano, inseguendosi con lo scopo di sputarsi l’uno addosso all’altro.
Questa è la trama essenziale, il resto va da sé.
Certo, i temi sono sempre gli stessi, la solitudine, la provincia, l’incomunicabilità tra gli esseri umani, le turbolenze della gioventù. Insomma: che palle! Eppure, con un po’ d’impegno, ne verrà fuori un capolavoro, se solo qualcuno di voi ci si mette d’impegno.
Io no, non c’ho voglia, devo dormire.

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