Tra sottosuolo e sole

(Non) si diventa ciò che (non) si è.

“Manco fosse oro” (I libri, il sistema antifurto e Majakovskij)

La biblioteca comunale del suo paese si era dotata da poco di un sistema antifurto a protezione dei libri, un allarme elettronico installato all’ingresso della biblioteca stessa, che in combinazione con delle strisce magnetiche inserite all’interno dei libri, li avrebbe protetti, da allora in poi, da eventuali malintenzionati. Questo significava che per il prestito librario, oltre alla firma dell’utente sul registro e sulla scheda, era necessario strisciare il dorso del libro su un apparecchio per smagnetizzarlo, così da evitare che suonasse l’allarme al momento dell’uscita.

I primi giorni quest’ultima operazione non era così automatica come sarebbe divenuta negli anni successivi. La bibliotecaria, che lo conosceva da quando era bambino e che con lui aveva un rapporto di stima reciproca, doveva ancora abituarsi all’automatismo. Fu così che l’allora ragazzo assistette a una scena che qualche anno dopo gli sarebbe tornata in mente, in un’occasione inaspettata. Una signora aveva accompagnato la figlia a prendere in prestito un libro, su suggerimento della maestra della bimba, che voleva avviare le sue giovani allieve alla lettura sin da quell’età. Lui si trovava dietro uno scaffale, intento a leggere il “suo” amato Dostoevskij, ma poteva sentire i dialoghi tra la signora e la bibliotecaria. Intuì che dopo qualche ricerca la ragazzina aveva scelto un libro e che stava per uscire dalla biblioteca insieme alla madre.

Dopo pochi secondi suonò l’allarme. La bibliotecaria, presa dai saluti, si era dimenticata di passare il libro sullo smagnetizzatore. Poteva capitare, essendo stato appena montato.

– Non si preoccupi, non è nulla, dovevo passarlo quassù – disse sorridendo, per rassicurare la mamma della ragazzina.

– Ah, chissà che credevo! Manco fosse oro! – rispose la signora, con tono che a lui parve piccato e piuttosto inadeguato all’occasione.

Passarono gli anni e quell’episodio si perse nell’oblio. Un giorno, però, l’ex ragazzo ormai cresciuto ascoltava distrattamente un servizio televisivo sulla crisi, sui mercati, sulla disoccupazione, sui titoli di stato e così seguitando. Sentì pronunciare la parola “oro”, probabilmente con riferimento alle riserve aurifere di una qualche nazione. Guardò i libri che aveva sugli scaffali nella sua stanza e ripensò istintivamente a quella frase: “Manco fosse oro”.

Bastò poco per avviare una serie di considerazioni piuttosto confuse sul “valore” degli oggetti, sulla Borsa, sui mercati, sull’oro, sul valore commerciale dello stesso, su taluni culti troppo intrisi di quella sostanza, sulla “cultura” e i suoi presunti costi eccessivi. Fu così che giunse, nel suo breve e caotico peregrinare mentale, a Majakovskij, a una sua poesia. Gli parve, a quel punto, di poter frenare le sue sterili riflessioni. Aveva trovato una risposta adeguata a quel “manco fosse oro” che lo aveva lasciato perplesso quel lontano giorno.

Qui sotto l’interpretazione di Carmelo Bene e il testo. Molti sapranno, inoltre, che il gruppo musicale “Teatro degli orrori” ha reso omaggio a Majakovskij con l’omonima canzone, che ricalca la poesia.

Quattro. Pesanti come un colpo.

“A Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio”.

Ma uno come me dove potrà ficcarsi?

Dove mi si è apprestata una tana?

S’io fossi piccolo come il grande oceano,

mi leverei sulla punta dei piedi delle onde con l’alta marea,

accarezzando la luna.

Dove trovare un’amata uguale a me?

Angusto sarebbe il cielo per contenerla!

O s’io fossi povero come un miliardario…Che cos’è il denaro per l’anima?

Un ladro insaziabile s’annida in essa:

all’orda sfrenata di tutti i miei desideri

non basta l’oro di tutte le Californie!

S’io fossi balbuziente come Dante o Petrarca…

Accendere l’anima per una sola, ordinarle coi versi…

di struggersi in cenere.

E le parole e il mio amore sarebbero un arco di trionfo:

pomposamente senza lasciar traccia vi passerebbero sotto

le amanti di tutti i secoli.

O s’io fossi silenzioso, umil tuono… Gemerei stringendo

con un brivido l’intrepido eremo della terra…

Seguiterò a squarciagola con la mia voce immensa.

Le comete torceranno le braccia fiammeggianti,

gettandosi a capofitto dalla malinconia.

Coi raggi degli occhi rosicchierei le notti

s’io fossi appannato come il sole…

Che bisogno ho io d’abbeverare col mio splendore

il grembo dimagrato della terra?

Passerò trascinando il mio enorme amore

in quale notte delirante e malaticcia?

Da quali Golia fui concepito

così grande,

e così inutile?

(Vladimir Vladimirovič Majakovskij)

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2 pensieri su ““Manco fosse oro” (I libri, il sistema antifurto e Majakovskij)

  1. Del resto il libro è di una biblioteca, pubblica per di più, quindi è come se non fosse di nessuno: checefrega???? 😉 (poi però si meravigliano quando i politici si rendono protagonisti di ruberie varie, figli esasperati di questa stessa mentalità…)

    • Mi colpì il contrasto tra il fatto che fosse lì ad accompagnare la bambina per prendere un libro e la scarsa considerazione per il libro stesso (deducibile dal tono). Però magari ho avuto un’impressione sbagliata, me lo auguro 🙂

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